Polimialgia Reumatica


La polimialgia reumatica è una malattia relativamente frequente nei soggetti con oltre 50-60 anni (le stime parlano di 1 caso ogni 1000 abitanti di età superiore a 50 anni). Le cause non sono conosciute, anche se talvolta la malattia può essere preceduta da episodi infettivi, potenzialmente scatenanti. Può colpire entrambi i sessi, con una leggera prevalenza negli uomini.

E’ caratterizzata da dolore e rigidità a carico dei muscoli di collo, spalle, anche e cosce, con importante limitazione nei movimenti (sollevare le braccia, vestirsi e pettinarsi, salire le scale, alzarsi da una sedia, portare le borse della spesa). In alcuni casi si osservano dolore diffuso, febbricola, intensa stanchezza, inappetenza e calo del peso corporeo. Poiché i disturbi possono comparire in maniera improvvisa, spesso allarmano il malato e i familiari, anche in considerazione dell’età avanzata in cui la malattia si manifesta.

Il sospetto diagnostico è relativamente semplice da parte dello specialista reumatologo, per una conferma è necessario prima escludere tutta una serie di condizioni che possono presentarsi con manifestazioni simili, in particolare malattie infettive (soprattutto quando è presente febbre), neoplasie (quando è marcato il dimagramento e lo scadimento generale) o altre malattie reumatiche come l’artrite reumatoide, ecc.
In tutti i pazienti con polimialgia reumatica è tipico il riscontro agli esami del sangue di uno stato infiammatorio (VES e PCR elevate). La polimialgia reumatica è molto sensibile alla terapia con cortisone, che va comunque impostata da medici esperti; per evitare ricadute della malattia è necessario monitorare attentamente gli esami ematochimici ed il quadro clinico. Tranne nei casi in cui è presente un’arterite di Horton, non è necessario utilizzare dosaggi molto elevati di cortisone. Nella maggior parte dei casi già dopo pochi giorni/settimane il paziente presenta una pressoché completa scomparsa della sintomatologia dolorosa. Elemento fondamentale è la riduzione molto graduale della terapia, che deve essere condotta in media per almeno un anno (non meno di 6 mesi, raramente per oltre 2 anni); infatti, una sospensione troppo brusca dei farmaci può provocare una recidiva della malattia, rendendo necessario un nuovo incremento del dosaggio e prolungando inevitabilmente la durata della terapia.

Poiché la malattia colpisce soggetti anziani è possibile che in alcuni casi siano presenti altre malattie (in particolare diabete non controllato, osteoporosi severa, glaucoma, ecc.), che a loro volta limitano l’utilizzo del cortisone. In questi casi è necessario spesso la partecipazione alla gestione della terapia di più specialisti cercando di ridurre il dosaggio del cortisone al minimo efficace.
I malati devono eseguire periodici controlli durante tutta la durata della terapia, in particolare devono essere monitorati il peso corporeo, la glicemia e i valori di pressione arteriosa, e dovrebbe essere sempre eseguita un’adeguata profilassi per losteoporosi.

Regole d’oro per l’impiego di cortisonici:
  1. Assumere il farmaco solo al mattino, durante la colazione, per rispettare il ciclo circadiano dell’ormone;
  2. Bere molta acqua e ridurre il consumo di zucchero (frutta compresa);
  3. Seguire una dieta povera in calorie e ricca in verdure. Evitare di mangiare fuori pasto;
  4. Mantenersi in movimento (passeggiate, ciclette, ginnastica in acqua)

La diagnosi di Polimialgia Reumatica deve prevedere l’esclusione della presenza di neoplasie e infezioni. E’ infatti descritto che alcune neoplasie possono dare segno della loro presenza con un quadro di tipo polimialgico infiammatorio generalizzato. E’ bene quindi, nel sospetto diagnostico di PMR procedere ad una accurata anamnesi (non sottovalutare sintomi d’organo) e ad un altrettanto accurata visita internistica. Tra gli esami di laboratorio deve essere eseguita una routine generale (VES, PCR, Emocromo + F, Esame completo urine, funzione epatica e renale, CPK, LDH, glicemia, elettroforesi sp, fattore reumatoide, ANA, crioglobuline, complementemia) ed alcuni esami strumentali (RX torace, ecografia addominale, mammografia e valutazione ginecologica nelle donne, MOC).

NB. In circa il 15% dei malati, la Polimialgia Reumatica si associa ad una vasculite sistemica: l’ARTERITE TEMPORALE (a cellule giganti – di Horton). Questa condizione associata rende necessario un approfondimento diagnostico maggiore e un trattamento più “vigoroso”. In aggiunta alla sintomatologia della PMR il malato lamenta intensa cefalea in corrispondenza delle tempie dove le arterie temporali si possono dimostrare tumefatte lungo il loro decorso e talvolta non è avvertibile il polso (la normale pulsazione). In casi più gravi, dove la vasculite determina un ostacolo al flusso arterioso, possono manifestarsi disturbi della vista (raramente fino alla cecità) e dolore alla masticazione. La complicazione oculistica, soprattutto, impone, per la gravità, una diagnosi tempestiva mediante l’esecuzione di una biopsia dell’arteria che dimostra la presenza (all’esame istologico) delle tipiche cellule giganti infiltranti la parete arteriosa.

Uno screzio di Polimialgia Reumatica può, in soggetti anziani, rappresentare l’esordio di Artrite Reumatoide. In questo caso i sintomi tipici della PMR si accompagnano a tumefazione dolorosa di articolazioni periferiche (polsi, dita delle mani, ecc) che può persistere nonostante l’impiego di cortisonici e la risoluzione della stanchezza e del dolore muscolare. In questi casi sarà necessario associare farmaci anti-reumatici quali il Methotrexate, l’Idrossiclorochina o la Sulfasalazina.